“Donnino (o Donato) di Angelo di Antonio detto Bramante, nato a Monte Asdrualdo, attuale Fermignano, nel 1444, morto a Roma l' 11 aprile 1514 e sepolto in S. Pietro, fu artista di complessa personalità, come attestano i suoi indirizzi architettonici, la nuova visione urbanistica, i suoi iniziali esperimenti pittorici, i tentativi poetici ed un certo impegno letterario.
L’iniziale attività del Maestro fu quasi certamente dedicata alla pittura, sulla quale non si può escludere l’influenza di Piero della Francesca operante alla corte dei Montefeltro, dove Bramante potrebbe essersi incontrato anche con i vari Luciano Laurana, Francesco di Giorgio, Melozzo da Forlì, Luca Signorelli ed altri esponenti dell’arte e della cultura del secolo XV.
Assai poco è documentato sul Bramante sia di ordine biografico che di interesse artistico fino al 1477, fino a quando cioè non lo troviamo a Bergamo.
Nel 1499 Bramante si trova a Roma dopo aver abbandonato Milano poco prima della caduta di Ludovico il Moro, suo grande protettore e mecenate.
A Roma prende l’avvio del periodo bramantesco più fecondo ed a Roma è certo l’accostamento del Maestro alla cultura classica ed insieme alla rinata classicità di Leon Battista Alberti.
Con l’assunzione, poi, di Giulio II alla cattedra di Pietro l’attività del Bramante è sorprendente; nel 1506 è a Bologna; nello stesso anno v’è la posa della prima pietra del pilastro detto “della Veronica” per la nuova basilica vaticana; nel 1507 il Bramante è a Loreto, dove tornerà – a quanto pare – nel 1509.
La Cappella del Perdono nel palazzo ducale di Urbino, gli affreschi del palazzo del Podestà a Bergamo, gli affreschi di Casa Panigarola, S. Maria presso S. Satiro, S. Maria delle Grazie ed il chiostro di S. Ambrogio in Milano, il duomo di Pavia, S. Maria Nascente in Abbiategrasso, il complesso del castello sforzesco a Vigevano, S. Maria della Pace e S. Maria del Popolo a Roma, la basilica ed il complesso del Belvedere e del cortile di S. Damaso in Vaticano ed, infine, quel gioiello che è il tempietto di S. Pietro in Montorio sul Gianicolo segnano le tappe più significative di questo ingegno proteiforme, di questo autentico genio marchigiano.
S. Maria presso S. Satiro costituisce la prima sicura esperienza di Bramante come “ingegnere”, come si diceva allora, e merita particolare rilievo in quanto esso rappresenta il primo esempio quell’ “illusionismo prospettico”, che con Bramante si rivelerà una componente fondamentale dell’indirizzo architettonico del Rinascimento.
Nelle cronache dell’epoca si legge dello stupore del popolo milanese e del plauso della corte di Ludovico il Moro per come S. Maria presso S. Satiro fu edificata “mirabili artificio”.
Nel duomo di Pavia ( a Bramante, probabilmente si deve l’idea del modello ligneo ) come in S. Maria delle Grazie traspare un accostamento a Leonardo nel senso della ricerca del particolare valore atmosferico, peculiare caratteristica vinciana.
Ma la “novità” e l’ “attualità” del Bramante sta nel “disegno della città”, nel fatto nuovo della scienza urbanistica, che corrisponde alla Roma vagheggiata da Papa Giulio II : così la sistemazione urbanistica del nuovo complesso della basilica vaticana nel primitivo progetto dell’Asdrualdino, così il completamento urbanistico di via Giulia e via della Lungara, così ancora gli spazi urbani, le strade, le piazze, di cui ritroviamo gli esempi più luminosi e convincenti a Vigevano ed a Loreto.